(2.5.20) Aprire i teatri tutto il giorno, anche di notte

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(2.5.2020) Per quanto si cerchi di rendere più “impersonale” possibile questa piattaforma Riavviaitalia che sta svolgendo ora, in vista della Fase2, la funzione di volano di idee dopo quella di raccolta delle proposte, ci rendiamo conto che si attrae sempre più attenzione dai nostri ambiti di riferimento. Quali? Quelli culturali (in cui facciamo rientrare il sistema educativo) e sociali in primo luogo. A questo punto è giusto interpretare questo andamento, prenderne atto e rilanciare con una proposta molto particolare, qual’è quella che abbiamo intercettato ieri.

È un’idea semplice e illuminante: è di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco che a Torino (e in particolar modo a Settimo Torinese dove nei primi anni Ottanta hanno dato vita al Laboratorio Teatro Settimo che ha lasciato il segno nella ricerca teatrale) stanno ora sviluppando l’Istituto di pratiche teatrali per la cura della persona. È una direzione decisiva che rivela quanto il teatro sia inscritto nella radice della socialità umana: ha di fatto inventato lo spazio pubblico ancora prima della Polis greca. Una questione cruciale in questi giorni in cui lo spazio pubblico è negato.

“Un’idea per riaprire il Teatro Carignano di Torino e tutti gli altri teatri d’Italia, specialmente quelli storici: aprirli e tenerli aperti tutto il giorno e, venerdì e sabato, anche la notte. Aprirli veramente”. Dichiarano Gabriele Vacis e Roberto Tarasco. “Finora i teatri erano chiusi per la maggior parte del tempo, si aprivano al pubblico soltanto per le due o tre ore dello spettacolo. Apriamoli sempre! Gli spettatori potranno entrare ad ogni ora del giorno.

Naturalmente non si potrà entrare in più di cento o duecento per volta. Ma l’estensione del tempo d’apertura permetterà d’incrementare le presenze. Gli spettatori troveranno la platea sgombra. Via le poltrone, perché all’inizio, nel settecento, le poltrone non c’erano. Torniamo alle origini. Così si potrà rispettare la distanza tra le persone.

Sui palchetti il problema non c’è: uno spettatore per palchetto o gruppi di “congiunti” che possono stare vicini. Si potrebbe addirittura ripristinare la vendita dei palchetti alle famiglie. Prenoti on line, come nei musei e paghi dieci euro. Ti misurano la febbre quando entri e nel foyer si potranno ritirare degli sgabelli pieghevoli per chi vorrà sedersi in platea, alla giusta distanza. Le maschere saranno addestrate alla sanificazione che potrà avvenire periodicamente nell’arco della giornata: i teatri sono già attrezzati per le luci ad ultravioletti che sanificano gli ambienti.

Per la gestione di prenotazioni e tutti i servizi si sfrutterà l’esperienza nell’uso della rete che stiamo facendo adesso, in clausura. Si coinvolgeranno le imprese e gli enti locali, per esempio il Politecnico e le aziende sanitarie che potranno fornire algoritmi di gestione e movimentazione, le aziende della moda per l’abbigliamento delle maschere che avranno mansioni più “creative”.

Queste note, accolte nel forum dedicato, saranno l’occasione per sviluppare il confronto su “Il gesto pubblico al tempo in cui lo spazio pubblico è sottratto”.

 

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