(26.5.2020) Sul Corriere della Sera stanno arrivando risposte all’appello di Ferruccio de Bortoli: “Mettiamoci insieme e investiamo massicciamente in un grande progetto a favore della crescita del capitale umano”. Tra queste rileviamo l’intervento di Luca di Montezemolo che pone al centro la questione del sistema educativo. Lancia l’idea di un un “Telethon dell’istruzione” in grado di raccogliere fondi per combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica. Encomiabile. Eppure sappiamo che non è solo un problema di risorse ma di equa distribuzione delle opportunità, a partire dalle buone pratiche che sono già in essere in molte realtà che non vengono rilevate in modo adeguato. Un punto cruciale è certamente il degrado educativo per cui va posto l’allarme sul fatto che “l’Italia, patria della cultura, è diventata una delle nazioni più ignoranti del mondo sviluppato”, come sostiene, a ragione, Luca di Montezemolo. Un altro punto cardine è quello dell’educazione on line (definita in modo inefficace “didattica a distanza”) che oltre al problema del deficit di connessione (quasi un terzo delle famiglie non ha un adeguato accesso al web) soffre di un’inadeguatezza dei processi d’interazione pedagogica. Sono più di 20 anni che si sperimentano modalità, con soluzioni di e-learning che negli ultimi anni sono state gravemente sottovalutate (già nel 1997 scrivemmo Educare On Line che rilevava esperienze emblematiche). Oltre a un Telethon di raccolta fondi servirebbe un Hackathon per riaggregare le migliori proposte e buone pratiche già avviate nelle scuole italiane e modellizzarle, favorendo il principio della “peer education” (l’educazione tra pari e coetanei) e della cittadinanza educativa, perché le scuole esplicitino la loro funzione di presidio di spazio pubblico nelle città.
Lo Stato deve fare la sua parte e sappiamo bene che semplificazione, lavoro, investimenti, denaro a fondo perduto ai piccoli imprenditori, assistenza alle famiglie e ai lavoratori, sono le priorità su cui intervenire in tempi rapidissimi, superando ogni intralcio burocratico perché il denaro arrivi immediatamente a chi ne ha bisogno. Siamo già in gravissimo ritardo visto che troppi ancora non hanno ricevuto nulla.
Voglio però qui parlare di cosa è richiesto alla classe dirigente imprenditoriale. Tocca anche a noi dimostrare di essere all’altezza della sfida immane che abbiamo davanti. La mia proposta è semplice: mettiamoci insieme e investiamo massicciamente in un grande progetto a favore della crescita del capitale umano. Penso ad un «Telethon dell’istruzione», finanziato da imprenditori che contribuiscano anche a raccogliere ulteriori fondi con l’obbiettivo primario di combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica con progetti concreti, ben gestiti e con una totale trasparenza della destinazione dei fondi. Oggi infatti per molte famiglie in stato di necessità l’istruzione dei figli sta diventando inevitabilmente secondaria rischiando così di ipotecare il futuro di una generazione. Ogni bambino deve essere messo in condizione di iniziare la competizione della vita dalla stessa linea di partenza. Non c’è cosa più importante. La povertà materiale segue sempre quella educativa.
La situazione in Italia era già per molti versi drammatica prima del coronavirus. Un sistema educativo fatto di punte di eccellenza certo, ma di ben più numerose situazioni di degrado. Gli indicatori internazionali segnalano l’Italia come il Paese occidentale con il più alto tasso di analfabetismo funzionale sulla popolazione. I giovani senza diploma sono il doppio rispetto alla media europea. I giovani che hanno competenze fragili o limitate sono il 40% (ancora una volta il doppio della media europea). Siamo quartultimi in Europa per competenze in lettura e scienze alla fine delle medie.
L’Italia, patria della cultura, è diventata una delle nazioni più ignoranti del mondo sviluppato. Non è accettabile.
La crisi del Covid-19 ha dato vita ad una sperimentazione senza precedenti della didattica online anticipando forse il futuro della scuola, a cui però eravamo drammaticamente impreparati. È certo che, superata l’emergenza, i giovani dovranno tornare anche nelle aule che rimarranno fondamentali per la scuola del futuro perché si impara attraverso la socialità e l’incontro con gli altri. Nel frattempo l’improvvisa irruzione del digitale ha escluso 1,2 milioni di ragazzi da un insegnamento continuativo. L’Italia è ventiquattresima in Europa come tasso di digitalizzazione. La banda larga è ancora colpevolmente assente in molte zone del Sud. Circa un terzo delle famiglie italiane non ha un computer o un tablet. Il 24% delle famiglie non ha accesso a Internet e i dati del Mezzogiorno, come al solito, sono ancora peggiori. Potrei citare molti altri dati per dimostrare che un «Telethon dell’istruzione» deve nascere subito, non solo per contrastare la povertà educativa, ma anche per garantire agli studenti più meritevoli e privi di mezzi, attraverso borse di studio ad hoc, l’accesso a percorsi di alta formazione per creare la classe dirigente che dovrà guidare la nazione del domani.
La situazione in Italia era già per molti versi drammatica prima del coronavirus. Un sistema educativo fatto di punte di eccellenza certo, ma di ben più numerose situazioni di degrado. Gli indicatori internazionali segnalano l’Italia come il Paese occidentale con il più alto tasso di analfabetismo funzionale sulla popolazione. I giovani senza diploma sono il doppio rispetto alla media europea. I giovani che hanno competenze fragili o limitate sono il 40% (ancora una volta il doppio della media europea). Siamo quartultimi in Europa per competenze in lettura e scienze alla fine delle medie.
L’Italia, patria della cultura, è diventata una delle nazioni più ignoranti del mondo sviluppato. Non è accettabile.
La crisi del Covid-19 ha dato vita ad una sperimentazione senza precedenti della didattica online anticipando forse il futuro della scuola, a cui però eravamo drammaticamente impreparati. È certo che, superata l’emergenza, i giovani dovranno tornare anche nelle aule che rimarranno fondamentali per la scuola del futuro perché si impara attraverso la socialità e l’incontro con gli altri. Nel frattempo l’improvvisa irruzione del digitale ha escluso 1,2 milioni di ragazzi da un insegnamento continuativo. L’Italia è ventiquattresima in Europa come tasso di digitalizzazione. La banda larga è ancora colpevolmente assente in molte zone del Sud. Circa un terzo delle famiglie italiane non ha un computer o un tablet. Il 24% delle famiglie non ha accesso a Internet e i dati del Mezzogiorno, come al solito, sono ancora peggiori. Potrei citare molti altri dati per dimostrare che un «Telethon dell’istruzione» deve nascere subito, non solo per contrastare la povertà educativa, ma anche per garantire agli studenti più meritevoli e privi di mezzi, attraverso borse di studio ad hoc, l’accesso a percorsi di alta formazione per creare la classe dirigente che dovrà guidare la nazione del domani.
(Luca di Montezemolo sul Corriere della Sera)
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