(6.6.20) Incontro nella White Room su spazio pubblico, psicogeografia e il riavvio del Paese

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(6.6.2020)  Domani, domenica 7 giugno, alle 21, in diretta streaming  sulla pagina facebook di The White Room si parlerà di RiavviaItalia, la piattaforma che sta raccogliendo idee per il il riavvio del Paese, in un talk sulle “parole dello spazio pubblico”. Interverranno Carlo Infante (Urban Experience e RiavviaItalia), Vera Gheno (Sociolinguista), Giorgio Jannis (Semiologo e Progettista Sociale). Ricorderemo che senza il teatro 2800 anni fa (technè che permise la diffusione alfabetica) non si sarebbe realizzata la polis e di come la psicogeografia stia all’origine delle prime mappe interattive, i geoblog, e quanto sia importante mappare per conoscere. Conduce Antonio Pavolini, uno dei maggiori esperti di culture digitali, che così presenta l’incontro.

Messo da parte – per il momento – il lockdown, abbiamo rimesso il naso fuori dalla porta, e siamo tornati in strada. L’economia pretende di ripartire ma purtroppo, effettivamente, “nulla è più come prima”: non tanto e non solo fuori di casa, ma soprattutto dentro di noi.

Nel tempo libero molti di noi non sono più così sicuri di voler tornare ad affollare spiagge, bar, ristoranti, concerti e discoteche, di farsi dire dagli altri come impiegare il proprio tempo libero. Semmai, dopo mesi di reclusione il nostro primo istinto è stato un istinto di libertà, di scelta, di scoperta. Anche perché se l’affollamento fisico si è rivelato insostenibile per la nostra salute, l’omologazione, e cioè l’affollamento culturale, inizia a dimostrarsi insostenibile sotto il profilo sociale.

Così altre attività sono improvvisamente diventate desiderabili. Una volta rimosso il “divieto di passeggiata”, ci siamo per esempio resi conto che la semplice esplorazione dell’ambiente urbano è qualcosa di non banale, nulla che possa essere dato per scontato. Abbiamo capito che se dall’angolazione pedonale iniziamo a soffermarci sui particolari, se impariamo a guardare attraverso le mura degli edifici, davanti ai nostri occhi si svelano insospettabili stratificazioni, storiche, sociali, in definitiva umane: è quella che Guy Debord chiamava “psicogeografia”.

Per questo, un numero inatteso di persone ha ricominciato a camminare per le città, anche nei quartieri periferici, quelli che per anni non abbiamo ascoltato, quelli che credevamo non avessero molto da dirci. Forse proprio questa pausa forzata ci ha resi più consapevoli dello spazio pubblico che ci circonda e del senso che ogni luogo, e persino un nonluogo può avere per ciascuno di noi.

Lo spazio pubblico, però, ha bisogno di nuove mappe, nuove soluzioni e nuove parole per reclamare, anche politicamente, questa sua rilevanza. Si tratta, anzitutto, di una rilevanza sociale: necessaria perché l’unico antidoto alla distrazione di massa è la nostra, sacrosanta, astrazione individuale dal quotidiano.

 

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