AGRICOLTURA NON INTENSIVA E SOCIETÀ CIVILE COME BASTIONI DI RESILIENZA

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Non potrebbero essere i territori sani a fare da volano per la ripresa, aiutando le zone industriali a coniugare produttività e qualità ambientale, a beneficio dei cittadini e dei lavoratori? In tutto ciò, le imprese agricole di qualità, le botteghe artigianali, l’industria sana, la società civile, il terzo settore, l’Amministrazione “umana” e competente sono i nostri bastioni di resilienza e vitalità, sia per la qualità ambientale, che contro la dipendenza globale ai consumi, a partire da quelli del suolo.

Non è forse possibile che il vero fattore della diffusione dell’epidemia sia il degrado ambientale, presente da decenni nelle aree più attaccate?  Non è verosimile che la gran parte della popolazione di montagna e del Centro Sud, sia più resistente in quanto le condizioni ambientali sono migliori, ed abbia già reagito non ammalandosi?

Se tutto ciò fosse vero, non si dovrebbero, forse, cogliere, in queste aree, alcuni elementi positivi, a partire dal modello di economia mista che le caratterizza?
Nella qualità degli alimenti che provengono dalle aziende agricole locali? Nei sistemi di solidarietà sociale e socio sanitaria molto diversificati presenti?

Se, quindi, la resilienza, la diversità biologica, economica e culturale hanno vinto il Virus ne dobbiamo essere fieri e felici. Detto ciò: Abbiamo bisogno delle psicosi e della “bio-fobia”, che la paura creata ha scatenato?  Vogliamo distruggere la convivenza, con delazioni che non vedevamo dal “Ventennio”?Abbiamo bisogno di sistemi di controllo digitale che limitino la libertà della popolazione? Abbiamo bisogno di cedere ulteriori quote di potere alle multinazionali del commercio on line, dell’agro-industria, della chimica, dell’informatica, della farmaceutica, della finanza, portando, come lo stesso attacco del Virus dimostra, verso sistemi non affidabili e non resilienti? Vogliamo compromettere la vita di produttori e di sistemi di distribuzione locali?
Dobbiamo tenere i nostri bambini chiusi, aumentando la loro, già preoccupante, dipendenza digitale, invece di andare a sporcarsi e sviluppare, così, i loro apparati immunitari?   Dobbiamo creare condizioni di esasperazione e rabbia?
Non possiamo, invece, puntare sulle nostre peculiarità, che si sono rivelate vincenti e più affidabili, invece di frenarle, a sicuro beneficio di “big money”?

L’agricoltura non intensiva e la società civile sono le garanzie per la sopravvivenza dell’economia e della società Italiana, in condizioni di dignità e di libertà.

Detto questo, si chiede alle Autorità competenti di valutare, senza chiusura mentale e senza sudditanza politico-economica, lo stato reale del contagio, permettendo il prima possibile iniziative di ripresa della vita produttiva e sociale. Dando ai territori migliori l’opportunità di aiutare la sanificazione e la ripresa di quelli compromessi.

(Franco Paolinelli)

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