RiavviaItalia LIVE apre il suo tour dal Palazzo delle Esposizioni di Roma, per liberare Assange

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Abbiamo portato con noi i 40 ritratti di Julian Assange, realizzati da Miltos Manetas per la sua mostra al Palazzo delle Esposizioni, chiusa al pubblico,  segregata, prigioniera, proprio come Assange, l’hacker che ha fatto imbestialire gli USA per averli sputtanati, visto i loro abusi militari in Medio Oriente.  Li abbiamo liberati  e proiettati sui muri delle strade di Roma, con un walkabout-esplorazione partecipata radionomade, curato da Urban Experience (che aveva già aderito a Italiani per Assange in un evento il febbraio scorso) e RiavviaItalia Live, in collaborazione con NuvolaProject e con Hearth Platform (heart&art&earth), da una idea di Giovanna Dalla Chiesa. Abbiamo liberato Assange anche se solo digitalmente, sciamando in una conversazione errante in cui lo abbiamo proiettato sui muri della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana, del Quirinale  e della casa di Marco Pannella, player di un partito (quello radicale) che è stato uno dei primi in Europa ad affrontare i temi dei Diritti in Rete (il nuovo spazio pubblico).

Siamo partiti dalla bella e comoda scalinata piacentiniana del Palazzo delle Esposizioni, distribuendo radio e altoparlantini (stiamo adottando questa soluzione, insieme a quella delle cuffie personali dei cittadini avvertiti, e se è il caso quelle monouso…) conversando con amici e stakeholder dell’arte contemporanea e sodali di Assange, tra cui Davide Dormino, Laura Cherubini, Mauro Silani,…

Assange net-attivista australiano imputato di spionaggio per avere esercitato il diritto alla libera informazione e all’agibilità in rete ha ispirato Miltos Manetas per la mostra invisibile “Condizione Assange”, proprio nel momento dell’improvviso corto circuito fra il confinamento del fondatore di WikiLeaks e il nostro isolamento pandemico da cui ora ci siamo decisamente smarcati, in un walkabout un po’ guerrigliero e vivamente congeniale, scandito dal ritmo di una bella conversazione. Abbiamo attraversato il tunnel di Via Milano per arrivare sotto la fortezza del Quirinale, da un punto d’osservazione dove appare tale, imponente nella sua fortificazione, invece che palazzo. Da lì sotto, in quel vicolo stretto ci appare con quella muraglia inclinata che incombe e insieme a tutti si ragiona sulla cognizione di quella distopica bellezza, dispositivo di potere (non pensare tanto a ora ma a quando, dal XVI secolo, è stata la residenza del Papa Re, ne accolse almeno 30, fin quando i piemontesi costrinsero il papato nella sua enclave vaticana). All’uscita del vicolo c’è la garritta con un carabiniere che ci osserva con un bell’interrogativo in faccia, prima che dica qualcosa ci avviciniamo per porgli la stessa domanda su cui cercavamo risposte: “di che bellezza si tratta?”…stava per rispondere quando gli arriva dalla radio una comunicazione di servizio, ma noi andiamo oltre, in movimento come l’acqua che scorre. Ci infiliamo nel vicolo Scanderberg dove proiettiamo su antiche grate, inscrivendo i ritratti di Assange nella forma-prigione. Usciamo dal dedalo di vicoli che costeggiano Fontana di Trevi e arriviamo in una delle sedi distaccate della Presidenza del Consiglio, per proiettare l’immagine dell’hacker prigioniero sull’effige più istituzionale sotto tiro. Non ci fermano, non ci intercettano, dopotutto questa nostra guerriglia è epistemologica, è pura concordia in azione senziente , decisamente critica nei confronti di chi nega la libertà a chi opera per la libertà. Facciamo Via dell’Umiltà dove c’è la sede della Stampa Estera e anche qui proiettiamo il volto del martire Assange, come monito per l’attenzione pubblica. All’angolo c’è la chiesa di S.Rita, la santa dell’impossibile che ci ispira. Evochiamo le culture open source da cui proviene il ceppo originario del movimento hacker che come tutti dovrebbero sapere non coincidono con i “pirati informatici” bensì con i pionieri del software libero e dei Diritti in Rete. Arriviamo a Fontana di Trevi, ci abbeveriamo di acqua Vergine, l’unico degli antichi acquedotti (19 a.C.) ancora in funzione, per poi arrivare ad un altro portone su cui proiettare i dipinti di Miltos Manetas: è quello della casa dove ha abitato Marco Pannella, anima del primo partito a promuovere un canale telematico, Agorà (nel 1991!). A quel punto ci sciogliamo anche perché Gaia Riposati e Massimo di Leo di Nuvola Project e RiavviaItalia si erano ripromessi di proiettare le immagini di Assange sui palazzi di San Lorenzo, con un format che da tempo, da prima del lockdown, avevano inaugurato con la definizione di agorà verticale. Tenete alta la testa, proiettatevi su queste proiezioni improvvise e autoconvocate. Ne vedrete delle belle, e giuste.

(Sotto un videoreport di Massimo di Leo)

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